Ultime, sensazionali scoperte: a Pompei continuano ad emergere nuove meraviglie del passato. Quando la Grande Arte entrava anche nelle piccole case. Nella fattispecie, si tratta di una dimora minuta e priva dell’atrio classico, ma adornata di affreschi (a volte anche erotici), e decorazioni di rara bellezza rappresentanti persino figure mitologiche. E’ la così denominata provvisoriamente: “Casa di Fedra”, appena portata alla luce dagli scavi condotti nel sito archeologico di Pompei, che si conferma per l’ennesima volta tra i patrimoni più importanti in materia di veri “scrigni della memoria”, e per la storia delle allora civiltà e culture umane.
Tra queste preziose quanto significative testimonianze, spiegano i ricercatori, sono emerse anche le ultime offerte rituali effettuate prima dell’eruzione del 79 d.C., le quali sono state “intercettate” ancora conservate nel santuario domestico.
«Abbiamo qui archeologi, restauratori, archeobotanici per capire esattamente come è stato eseguito il rituale dell’ultimo sacrificio prima dell’eruzione», ha commentato Gabriel Zuchtriegel, direttore del Parco. La “domus”, si apprende, è stata svelata nel corso delle indagini in atto nel cantiere dell’Insula dei Casti Amanti, nel quartiere centrale della città antica, lungo Via dell’Abbondanza, ed il nome “casa di Fedra” è stato dato dopo il ritrovamento di un affresco ben conservato, dal tema appunto del mito di Ippolito e Fedra. Alle pareti, inoltre, è stata trovata anche la raffigurazione di un amplesso tra satiro e ninfa, ed un quadretto con la coppia divina Venere e Adone.
«L’abitazione colpisce per l’alto livello delle decorazioni parietali, che non ha nulla da invidiare alla più grande e ricca casa dei Pittori al Lavoro, con la quale confina», spiega l’Ente Parco Archeologico, aggiungendo che l’abitazione appare come «una casa dallo spazio ristretto, senza il tradizionale atrio. Una particolarità, considerato che nonostante le ridotte dimensioni della dimora, non sarebbe stato impossibile l’inserimento di un piccolo atrio con la classica vasca (impluvio) per la raccolta dell’acqua piovana, tipico nell’architettura delle ricche dimore pompeiane, e che invece in questo caso è assente».
Si tratta di un’assenza non casuale, si continua ad illustrare, da mettere probabilmente in relazione con «i mutamenti che stavano attraversando la società romana, e pompeiana nello specifico, nel corso del I secolo d.C. e che questo rinvenimento consente di studiare e approfondire».
Accanto al quadretto che rappresenta Ippolito e Fedra, inoltre, si apre una finestra che affaccia su un piccolo cortile, con una zona coperta, davanti alla quale è ubicata una grande vasca dalle pareti dipinte di rosso. Attorno ad essa correva un canaletto, progettato per convogliare l’acqua piovana verso un pozzo collegato ad una cisterna sotterranea.
Nel cortile, poi, è stato rinvenuto un piccolo altare domestico con una ricca decorazione, dipinta a motivi vegetali ed animali su fondo bianco.
Infine, si rende ancora noto, nella nicchia sono stati ritrovati gli oggetti rituali lasciati con l’ultima offerta prima dell’eruzione, che segnò la fine di Pompei: un bruciaprofumi in ceramica senza smalto, con antiche lacune, ed una lucerna, entrambi segnati da visibili tracce di bruciato. Le analisi di laboratorio hanno, altresì, rivelato resti di rametti di essenze profumate, e dietro i due oggetti sono stati recuperati anche frammenti di un fico essiccato.
Gli scavi a Pompei iniziarono ufficialmente nel 1748 sotto Carlo III di Borbone e, nel tempo, hanno restituito un panorama sfolgorante di una città romana: strade lastricate, terme, teatri, templi e case decorate da affreschi e mosaici di rara bellezza.
Oggi, il Parco in parola è un sito UNESCO, visitato da milioni di turisti l’anno. Con i suoi 66 ettari di estensione, esso rappresenta uno dei complessi archeologici più grandi e meglio conservati al mondo.
L’ennesima meraviglia finita sotto i classici riflettori, cioè la cosiddetta “Casa di Fedra”, segue una scia di scoperte precedenti, effettuate nei mesi scorsi, che dimostrano quanto il sito pompeiano sia importante da un punto di vista archeologico e storico. Solo due anni fa, infatti, è stato rilevato per la prima volta il DNA di una delle vittime della violenta eruzione, mentre quest’anno sono stati individuati: un affresco del mito greco di Frisso ed Elle, un salone con affreschi sulla guerra di Troia ed un “sacrario blu” contenente brocche in bronzo ed anfore.
Insomma uno scenario di sorprese ed incanti del mondo antico, che lascia semplicemente sognare estasiati.
Autore: Gennaro D’Orio – doriogennaro@libero.it