Onore al merito e tanto orgoglio per la città di Napoli. Ecco un’altra testimonianza tangibile, grazie all’impegno ancora una volta dimostrato da uno tra i più importanti Enti, che opera nel Sud dal 1872 (anno di fondazione), in materia di ricerca e formazione.
Parliamo della partecipazione, in uno con l’Università Politecnica delle Marche, della Stazione Zoologica Anton Dohrn (SZN), sede in Villa Comunale a Napoli, ad un nuovo studio, appena pubblicato su Frontiers in Marine Science, circa la presenza nel Mediterraneo degli squali bianchi, i più grandi pesci predatori del pianeta.
I risultati presentati mostrano l’esito di tre anni di spedizioni (guidate dall’italiano Francesco Ferreti, della statunitense Virginia Tecvh), dal 2021 al 2023, nel Canale di Sicilia un’area considerata una delle ultime roccaforti rimaste per la presenza dello squalo bianco nel Mar Mediterraneo.
Questa specie iconica, nonostante sia uno dei predatori marini più studiati e carismatici, è considerata in pericolo critico nella regione “sos internazionale”. Il progetto, guidato dalla Virginia Tech University, è frutto di un’importante collaborazione scientifica che vede la partecipazione di dette istituzioni scientifiche.
La White Shark Chase, letteralmente “all’inseguimento dello squalo bianco”, ha lo scopo, si legge, di monitorare con un approccio altamente multidisciplinare gli squali bianchi presenti nel Mare Nostrum. Infatti, i ricercatori hanno impiegato diverse tecniche d’indagine, dai marcatori satellitari (tag), all’uso di telecamere munite di esca, posizionate fino a 500 m di profondità, dai droni alla raccolta di campioni d’acqua per identificare la presenza di questi animali tramite il loro “DNA ambientale”, disperso in acqua.
Il team internazionale ha così potuto scandagliare diverse aree del Canale di Sicilia, dalle Isole Egadi, a Malta, alle acque tunisine. Sebbene non sia stato ancora possibile avvistare uno squalo bianco, l’analisi di detto DNA ha confermato la presenza di questi animali (purtroppo a rischio estinzione!), in diverse aree, in un raggio di circa 25 chilometri dal luogo di raccolta del campione.
Tra i membri delle spedizioni scientifiche, vi sono Stefano Moro, ricercatore Post-Dottorato della Stazione Zoologica, e Chiara Gambardella, dottoranda presso la Stazione Zoologica Anton Dohrn (Sicily Marine Center), e l’Università Politecnica delle Marche. Attualmente, il team sta pianificando ulteriori spedizioni nel Canale di Sicilia ed in altre aree del Mediterraneo, con l’obiettivo di continuare a raccogliere informazioni su questa specie iconica e cercare di evitarne la scomparsa dai nostri mari.
“Abbiamo deciso di accettare la sfida e trovare gli ultimi squali bianchi rimasti nel Mediterraneo. Non è stato facile”, afferma Ferretti. “Questi animali si cibano prevalentemente di tonni e pesci piccoli, una cosa che quasi ribalta la nostra comprensione degli squali”, afferma Taylor Chapple dell’Università dell’Oregon, coautore dello studio. Questa dieta permette a questi animali, che pesano un paio di tonnellate, di sopravvivere grazie a risorse davvero sorprendenti: le foche, di cui spesso si nutrono gli squali bianchi, sono molto più grasse rispetto ai tonni, eppure questi ultimi gli permettono comunque di raggiungere quelle dimensioni”.
Gli sforzi hanno ripagato quando, in cinque occasioni, sono state individuate tracce soprattutto nella parte meridionale del Canale di Sicilia.
“Quest’area subisce molto l’impatto delle attività di pesca, aggiunge Ferretti, ed è qui che ora stiamo concentrando i nostri sforzi: queste prime spedizioni pilota ci hanno infatti permesso di ricalibrarci in vista di un progetto più ampio e hanno fornito preziose informazioni su dove concentrare gli impegni futuri”.
Intanto, il gruppo sta ora pianificando e raccogliendo i fondi per nuove spedizioni, sia nel Canale di Sicilia che in altre zone del Mediterraneo.
“Sappiamo che lì c’è un punto caldo, conclude il ricercatore italiano, ma potrebbero esserci anche altre aree importanti nel Mediterraneo orientale, che forse ospitano habitat critici come una nursery di squali bianchi”.
Tornando alla Stazione Zoologica – Aquarium Fondazione Dohrn, di Napoli, tra i più importanti Istituti di ricerca avanzata nei settori della biologia marina e dell’ecologia marina integrata, essa promuove studi ed indagini anche nell’ambito dell’evoluzione degli organismi marini, nella formazione dei giovani ricercatori (una sua parte essenziale!), nelle biotecnologie ecosostenibili, per possibili applicazioni dei prodotti naturali marini nei settori biomedico e ambientale.
Dunque una vera perla di laboratori, idee, progetti “sul campo”, che costituiscono lo “spirito” portante di una struttura dove, tra gli altri, hanno operato attivamente bel 19 “premi Nobel”, dando significativo impulso all’evoluzione delle scienze biologiche.
Autore: Gennaro D’Orio – doriogennaro@libero.it