Daniele PINTO: L’ armata di terracotta di Shi Huangdi.

All’ interno dell’ immensa produzione scultorea cinese un posto di rilevo è certamente occupato dalla famosa “armata di Shi Huangdi”. Tappa fondamentale di un viaggio in Cina l’armata non offre solamente uno spettacolo unico al mondo, ma la possibilità di rivivere nei giorni nostri le stesse emozioni e sensazioni provate da coloro che, trovandosi innanzi un esercito di dimensioni incalcolabili restarono senza fiato. Illusione e inganno per loro, per noi l’armata rappresenta una fonte inestimabile di notizie non solo dal punto di vista storico, ma anche e soprattutto, da quello umano e sociologico.

Prima di analizzare l’armata nella sua essenza è necessario, per comprenderne le finalità, fare un breve excursus su uno dei personaggi più significativi della storia della Cina: Shi Huangdi.

Ying Zheng, sovrano del regno di Qin nella Cina nord-occidentale dal 246 a.C. al 221 a.C. concluse il periodo degli stati combattenti, annettendo ai suoi possedimenti gli altri sei stati in cui era allora divisa la Cina, e unificò il paese fondando la prima dinastia imperiale storica (Qin, 221 a.C. – 206 a.C.). Una delle conseguenze di tale conquista fu il cambio del nome, infatti adottò quello di (Qin) Shi Huangdi, con un chiaro riferimento, quasi sacrilego, ai titoli che erano propri degli imperatori della Cina arcaica, huangdi.

L’importanza del suo operato fu notevole, nonostante il suo breve regno (221-210 a.C.), ed ebbe ripercussioni sulla società cinese anche molti secoli dopo la sua morte. Infatti egli fece infatti bruciare tutti i testi di letteratura storico-politica esistenti, a eccezione di alcuni classici, azzerando la tradizione e facendo mettere a morte centinaia di intellettuali che avevano criticato i suoi atti di governo riferendosi a esperienze storiche precedenti; vennero unificati pesi, misure, monete, forme di scrittura e persino lo scartamento dei carri; le varie fortificazioni murarie costruite contro i nomadi del nord nei secoli precedenti furono collegate in un’unica grande linea di difesa: la Grande muraglia; strade e canali vennero ampliati ed estesi.

La concezione unitaria dello stato impostata da Qin Shi Huangdi prevalse nelle epoche successive e ricompose sempre l’unità cinese anche dopo i più devastanti momenti di frattura.

Poco distante dalla sua tomba nel 1970 sono state scoperte tre fosse che hanno restituito 8.000 guerrieri e cavalli di terracotta di dimensioni naturali eseguiti in parti separate e poi unite tra loro. Le tre fosse si presentano con dimensioni diverse: la prima è la maggiore (2.30m x 62m) ed ospita la maggior parte dell’esercito imperiale; la seconda ospita una collezione di 1.300 elementi in terracotta rappresentanti una battaglia con cavalieri, fanti, aurighi, arcieri e 64 carri da guerra; la terza, la minore, contiene 64 elementi e un carro con 4 cavalli.

Una serie di notizie estremamente interessanti vengono fornite dallo storico Sima Qian che parlando dell’ esercito Qin ne enumera le componenti: circa un milione di soldati, mille carri da guerra e diecimila cavalieri. I soldati, sempre secondo Sima Qian, erano privi di elmetti e impugnavano spade, archi, balestre e alabarde; i cavalli vengono descritti come robusti e veloci ed impiegati o per il trasporto di carri o dalla cavalleria.

Fortunatamente le notizie dello storico trovarono un riscontro nella realtà grazie agli scavi effettuati che testimoniarono l’ elevatissimo livello tecnico raggiunto dagli artigiani Qin. Questi , infatti, riuscirono a trovare una perfetta armonia tra i tre componenti fondamentali del bronzo: rame, stagno e piombo (a seconda del tipo di arma). Oltre al già apprezzato livello tecnico raggiunto per la fabbricazione di armi, è interessante notare anche un altro elemento fondamentale: la spade, pur essendo rimaste nel terreno per circa 2.000 anni, no