Narra una leggenda che un pastore, passeggiando lungo la spiaggia di Tiro con il suo cane, ad un certo punto ebbe l’impressione che l’animale si fosse ferito con una conchiglia; nel momento in cui si accinse a pulirgli il muso, però, egli si rese conto che il liquido rosso non era sangue, ma una tintura, prodotta da quel mollusco. Così l’uomo scoprì la porpora.
Da allora in poi i nostri antenati cominciarono a pescare certi molluschi non solo per mangiarli, ma anche per estrarne la ghiandola ipobranchiale, preposta a secernere un liquido che si può definire il precursore della porpora.
Cumuli di gusci di molluschi spezzati, riportati alla luce, nel corso di scavi archeologici, in varie località che si affacciano sul Mediterraneo Orientale, attestano la presenza di luoghi adibiti alle attività di estrazione e lavorazione della porpora.
Lo studio completo si trova nell’allegato.
Autore: Luana Monte
Email: luana.monte@virgilio.it
Allegato: La Porpora, dono di Atlantide.pdf