Tasselli di storia millenaria si celano in ogni angolo della nostra terra, queste testimonianze senza tempo giacciono parzialmente ingoiate dalla natura ma ancora capaci di rivelare al visitatore antiche vicende. Gironzolando nelle austere cave Iblee tra piante endemiche e cristalline sorgenti d’acqua è possibile imbattersi nei muraglioni fortificati che proteggono i resti di una chiesa d’epoca Bizantina. Nel nostro tempo in cui la pace interiore perisce sotto i colpi inesorabili dello stress, un viaggio tra queste oasi incontaminate, lontano dai caotici centri urbani, potrebbe regalarci in un’atmosfera mistica ed ovattata ore di relax al contatto della natura e soprattutto della storia.
Tra le pieghe del tavolato Ibleo a quattro Km a N.E. del centro urbano di Buscemi, si nasconde sornione l’austero monastero rupestre del Santo Spirito con i suoi importanti gioielli architettonici. Definito da Paolo Orsi come uno dei monumenti Bizantini di Primo ordine ancora conservato in Sicilia orientale, ed ancora, annoverato dal Ministero della Pubblica Istruzione nell’elenco degli edifici Monumentali della Provincia di Siracusa (Roma 1917). Ci si arriva seguendo la S.P.14 che parte da Siracusa e poi si congiunge alla S.S.124, in direzione Palazzolo Acreide (comunemente detta ÒMare-montiÓ), e che conduce a Buscemi, città già nota per via del Paese Museo. Lascerete le vostre automobili nel piazzale del camposanto, per imboccare a piedi l’unica strada rurale che s’insinua nella Cava S.Pietro, alla confluenza delle cave S.Rosalia e S.Giorgio. Una vistosa fila di mura cintano la chiesa rupestre e sfileranno sulla vostra sinistra durante la discesa. Seguendo il percorso che serpeggia la costa, arriverete in fondo alla valle incontrando un rigagnolo d’acqua cristallina. Non risulterà difficile scorgere sotto i sassi dei grossi granchi di fiume, indici di un’impeccabile qualità delle acque.
Lo scampanio delle ‘mulazze’ (i campanacci) cinte al collo delle mucche rimbomba nella stretta gola ed assieme allo sciabordio dell’acqua sui sassi scandisce ritmi del tempo. La muraglia che cinge l’ingresso delle grotte, non è stata il frutto dell’ingegno di un Signorotto locale che qui decise d’innalzare un maniero, ma del sudore dei pastori che qui vollero dar ricovero ai propri armenti riutilizzando i nobili locali del monastero. Essi fortificarono la grotta munendola di infallibili protezioni contro i lupi che evidentemente qui un tempo solevano abitare. Posero in cima ai muri di recinzione dei blocchi di pietra calcarea sistemati a ‘martello’ in modo da impedire o scoraggiare il balzo dei famelici lupi che insidiavano i loro agnelli. Lo stesso accorgimento venne adottato anche nel lato interno del recinto con lo scopo di intrappolare dentro i bricconi più fortunati riusciti nell’impresa. I lupi, qui appesantiti dal frutto della loro caccia, rimanevano imprigionati a conoscere la collera dei pastori. La chiesa di S.Pietro di Buscemi si inquadra perfettamente nel fenomeno dell’insediamento rupestre nato in tutta l’isola per via dell’estrema insicurezza patita dagli abitanti dei centri costieri. Città e borghi, costantemente sotto la minaccia degli invasori che nel corso dei secoli vestirono i panni dei barbari piuttosto che degli arabi.
Questa estrema vulnerabilità spinse i sicelioti ad arroccarsi verso l’interno, l’altopiano Ibleo, calcareo, naturalmente fortificato e facile da scavare, rappresentò un luogo ideale per gli insediamenti rupestri sia civili sia religiosi. L’instancabile Paolo Orsi fu tra i primi ad effettuare studi e scavi nella chiesa, a lui dobbiamo una planimetria molto accurata e una minuziosa descrizione dei locali. La chiesa antica sorse su un’area cemeteriale paleocristiana con ipogei e tombe terragne, intorno al V VII secolo d.C. I locali furono nel tempo ampliati e adattati allo scopo di poter celebrare il culto. La struttura architettonica della chiesa è ancora perfettamente visibile, essa fu cavata da una comu