Nel 1843 venne scoperto nell’Iraq settentrionale il palazzo del Re d’Assiria con una eccezionale collezione di statue e bassorilievi, oggi conservati al Louvre. Purtroppo l’anno successivo bande armate affondarono nel fiume Tigri le chiatte che trasportavano altri preziosissimi reperti: Solo Allah sa quanta polvere e confusione hanno mangiato gli infedeli prima dell’avvento della spada dell’Islam.
L’argomento che si affronterà in questo contributo riguarda la diffusione del tema iconografico delle Porte dell’Ade sia sui vasi greci sia nelle tombe etrusche, con un breve accenno alle stele della Lidia.
Gli Egizi credevano che l’Aldilà fosse una riproposizione della vita terrena e come tale i defunti erano obbligati sia a svolgere i lavori quotidiani che li avevano accompagnati durante il corso della vita sia a provvedere al proprio sostentamento. Ne derivano delle corvées ritenute noiose , quali l’irrigazione e la lavorazione dei campi che i defunti cercarono di evitare con la fabbricazione degli ushabti, statuette funerarie che avevano il compito di sostituirli nei lavori dell’Aldilà e per questo dotati di strumenti agricoli. Il termine ushabti, infatti, significa «rispondente», ossia colui che risponde alla chiamata (Capitolo VI del Libro dei Morti) del suo proprietario per sostituirlo nei lavori.
Molteplici sono state le occasioni, dal 2004 a oggi, per parlare e scrivere dell’altare di Ratchis e di quanto emerso dalla nostra ricerca, maturata in seno all’Università degli Studi di Udine e coordinata dal Prof. Valentino Pace.