Stefano FERRUZZI: Teramo.

Storia
Le più antiche presenze archeologiche, oggi note, risalgono all’età del Bronzo (II millennio a.C.). Numerosi frammenti di ceramica, rinvenuti presso Campo Fiera, si datano alla fine di tale età. La sequenza stratigrafica abbraccia un periodo che va dalla tarda età del Bronzo alle prime manifestazioni urbane dell’età del ferro. E’ dunque plausibile che il primo nucleo cittadino sorgesse nel terrazzo fluviale creato dalla confluenza dei fiumi Tordino e Vezzola. Per l’età del Ferro (IX-V sec. a.C.) vi sono altre testimonianze archeologiche a Largo Madonna delle Grazie e nell’area compresa tra Corso de’ Michetti, Largo Melatino e Via di Porta Carrese.


La città (l’antica Interamnia, “città tra i due fiumi”) divenne il centro principale della popolazione dei Pretuzi, che stanziavano tra i fiumi Vibrata e Vomano. In seguito la città venne conquistata (290 a.C.) dal console romano Manio Curio Dentato divenendo municipio e colonia al tempo stesso. La città prese parte attiva alla guerra sociale (91-88 a.C.) e Silla la privò dello statuto di municipio, in seguito restituito da Cesare. Venne inserita nella V Regione (Picenum) da Augusto. Sotto il dominio imperiale conobbe un periodo di grande prosperità, testimoniato dalla costruzione, sotto l’imperatore Adriano, di templi, terme e teatri. Alla caduta dell’Impero Romano fu saccheggiata e rasa al suolo dai Visigoti nel 410 d.C. e rifondata nel 588 d.C; in seguito fu conquistata dai Longobardi entrando a far parte prima del marchesato di Fermo ed, in seguito, del ducato di Spoleto. Il nucleo cittadino subì un profondo ridimensionamento con un progressivo restringimento, nel 948, attorno alla cattedrale di S. Maria Aprutiensis e al suo episcopio. Nel 1122 la città è denominata per la prima volta Teramum. Nei secoli successivi Teramo resterà legata soprattutto alle sorti del Regno di Napoli.


Il teatro romano
Il teatro fu edificato, molto probabilmente, nella prima età augustea. Poteva accogliere circa 3000 spettatori. Le gradinate della cavea, la quale aveva un diametro di 78 m, erano in opera cementizia racchiusa da un doppio anello di pilastri in blocchi lapidei. Il prospetto esterno ad arcate aveva forse un secondo ordine sopra quello attualmente conservato. Dal corridoio perimetrale, coperto da volta a botte continua, si articolavano 21 settori radiali a cuneo. Sei scale di accesso conducevano alla parte superiore della cavea, forse divisa in due settori.


La Domus di Largo torre Bruciata
La domus è databile al I secolo a.C. Le strutture, ubicate a 90 cm circa rispetto al piano di calpestio della Cattedrale di S. Maria Aprutiensis, furono usate, a partire dal VII secolo d.C., come area cimiteriale. La domus presenta un ampio peristilio rettangolare con impluvium decentrato rispetto alla pianta del peristilio. Tre ambienti si affacciano su di esso: l’ambiente centrale, più grande rispetto agli altri due, presenta un pavimento in mosaico bianco con fascia perimetrale nera e muri con intonaci decorati da riquadri geometrici a fondo bianco con motivi vegetali. Il probabile utilizzo degli ambienti è da collocare tra i I sec. a.C. e la fine del II sec. d.C.


L’anfiteatro
Le poche strutture rimaste furono riconosciute ed esplorate a partire dal 1937. ll monumento era costruito in laterizi, con l’uso di blocchi lapidei in corrispondenza delle aperture. Il paramento esterno è realizzato a fasce lievemente rientranti verso l’alto. La parte superiore presentava una decorazione a semipilastri. Lungo il perimetro si aprivano numerosi accessi, di cui è riconoscibile quello orientale, ad arco, e quello meridionale, a tre archi affiancati. Il piano dell’anfiteatro è stato individuato a 6 m di profondità.


L’area archeologica di Largo Madonna Delle Grazie
Lo scavo ha permesso di individuare numer