Lettera aperta alla Dr.ssa Clelia Arduini, Presidente Nazionale Archeoclub d’Italia ROMA.
Ho letto con interesse la Sua lettera-articolo “Regali e riflessioni sotto l’albero” su Archeoclub notizie n. 4/2008. Intanto mi congratulo con Voi per le novità che avete apportato alla Tessera Sociale 2009. Meno male che il prezzo è rimasto invariato!
Riguardo al Ministero Beni Culturali “ridotto a una sorte di agenzia”, posso dirLe che ciò non è una novità. Lei sa bene che una trentina di anni fa, forse più, il MBC (Ministero Beni Culturali) non esisteva e che tale settore era “appoggiato” al MPI (Ministero Pubblica Istruzione) dove, ovviamente, per la mentalità dell’epoca, l’istruzione scolastica era al primo posto e i Musei, ecc, erano un po’ la “Cenerentola” di questo, che veniva definito, “grosso baraccone”.
Poi, forse, per la presenza di alcuni parlamentari fiorentini “illuminati” vedi Bargellini, Spadolini, ecc, veri uomini di cultura, il settore Belle Arti si staccò dal M.P.I. e fu creato il Ministero Beni Culturali, con proprio “portafoglio” e proprie competenze. Ma le carenze, le mancanze di fondi, delle quali parla Lei nel suo articolo, ci sono sempre state, NON SONO UNA NOVITA’. Neppure lo è il trasferimento della tutela del nostro ingente patrimonio artistico ad altri Enti, vedi Regioni, Provincie, ecc. (e si è parlato anche di privati), non è affatto nuova. Lei ricorderà in Emilia Romagna, circa trent’anni fa, la creazione dell’Istituto Beni Culturali (diretto dal Prof. Emiliani, divenuto poi Soprintendente di Bologna) che avrebbe dovuto sostituire, o, perlomeno sovrintendere le Soprintendenze Statali della Regione Emilia-Romagna.
Io lavoravo, allora, presso tale Soprintendenza Beni Artistici (per più di due anni) in qualità di segretario-documentalista (di nuova nomina) sotto l’allora Soprintendente, la romana, Prof. Maria Vittoria Brugnoli Pace, che venne a Bologna a sostituire il Prof. Gnudi.
A questo Istituto Regionale, probabilmente, mancarono le ali per decollare e presto la cosa venne archiviata (o quasi). Ora il problema si sta ripresentando con maggiore insistenza:
BENI CULTURALI = REGIONI, PROVINCIE, ECC, ?
BENI CULTURALI = MINISTERO BENI CULTURALI ROMA?
Si tratta di una questione di lana caprina, e io Le darò il mio giudizio, anche se con un po’ di ritardo, e lo faccio, essendo stato da Lei sollecitato a farlo come socio Archeoclub d’Italia, nell’articolo sopra citato.
Il mio parere sarebbe che certi musei importantissimi restino strumenti di vera cultura e non si guardi (per cortesia!) a ciò che fanno all’estero, dove, in certi casi, i musei e le pinacoteche pubbliche sono diventate veri e propri mercati. Noi italiani abbiamo, come si dice a Firenze, “un cervellino” niente male, oppure “dello gnegnero” che tutti ci invidiano. Tuttavia, possiamo certo imparare da tutti, ma non possiamo immaginare, neppure lontanamente, di fare dei nostri maggiori musei uno “strumento” deleterio dell’economia italiana e della borsa valori del turismo presente e futuro. Il “nostro” compito è quello di tutelare le opere d’arte, e queste, si tutelano solo con certe regole. Non possiamo, ad esempio pensare agli Uffizi come ad un autobus giapponese, dove le persone vengono stipate a forza di spinte. LA CULTURA E’ CULTURA. Guai a coloro che ne vogliono fare un “Business”. I vini toscani, i panforti e i ricciarelli si possono benissimo vendere in negozi attigui, non possiamo trasformare gli Uffizi in una Fattoria e, di conseguenza, i Soprintendenti in Fattori! (però se ci tengono….) Se i francesi fanno i vari “Centri Pompidou” oppure idiote piramidi in vetro davanti al Louvre, padroni di farlo, ma non “scimmiottiamoli” per favore, l’Italia è l’Italia, non è la Francia o gli Stati Uniti d’America (e vorrei aggiungere “per