L’educazione enuclea una prospettiva fenomenologia che permette all’individuo o al gruppo umano di sentirsi diverso da prima, affermando che il cambiamento si è realizzato. Il tema della formazione come dialettica tra varianza e invarianza, mutamento e persistenza, conservazione e innovazione, diventa un campo di studio problematico dove l’infanzia non si esaurisce nell’adolescenza, nell’età adulta o nella vecchiaia.
L’idea di età è fallace e relativa, è utile socialmente per descrivere i passaggi esistenziali umani, ma è discutibile in chiave classificatoria. Questo spiega che la questione educativa non si arresta alle prime fasi di vita, ma la teoria pedagogica deve essere generale nell’arco vitale.
Rispetto al rapporto tra formazione, età e vita i modelli sono molteplici. Il modello stadiale è classico, per cui la vita umana si svolge a fasi prefissabili aprioristicamente, attraverso la visione lineare della temporalità. La pedagogia evolutiva è tesa a identificare le modalità migliori per aiutare il passaggio da uno stadio all’altro. Il modello stadiale è intriso dell’intrinseco finalismo della tradizione occidentale. Il modello triangolare fa riferimento al triangolo per raffigurare la salita o la discesa a cui ciascuno è sociogeneticamente e psicologicamente destinato. Al decrescere della linea diminuisce la domanda formativa, per cui la società è autorizzata a ridurre le offerte formative. Il modello circolare fa riferimento alle filosofie orientali che si distaccano dall’idea finalistica, per cui la vita umana è un eterno ritorno e il processo di formazione risulta permanente e continuo. Permanente in quanto l’uomo migliora la propria conoscenza con il perfezionamento della propria identità nel corso della vita.
Il processo di formazione è ricorsivo perché l’uomo si confronta con gli ostacoli precedenti. Il modello triangolare apporta un’idea di formazione irreversibile. Il modello circolare apporta una concezione di formazione reversibile dove prevale la dimensione eidetica della persistenza dei processi esistenziali ed educativi. Le dimensioni eidetiche si ricollegano a Freud ed Erikson, per cui la vita umana si imbatte in dimensioni come amore, lavoro e gioco (Winnicott). Questa tridimensionalità è il tessuto della struttura della vita individuale, dove la maturità individuale evolve tramite la capacità di crescere con queste istanze vitali.
Anche i teorici occidentali hanno tratto conclusioni: lo sviluppo autogenetico quale processo che dura tutta la vita; nessun periodo d’età possiede il primato di regolare la natura dello sviluppo; in ogni momento dell’arco vitale sussistono processi continui, approfondimenti, e discontinui, arresto e reversibilità.
Lo sviluppo umano può essere:
Continuo, prevedibile,
Discontinuo,
Causale, ogni processo causa il successivo,
Casuale, quando gli avvenimenti imprevisti sono fattore di rottura della continuità,
Cumulativo, quando i comportamenti precedenti sono incorporati nei successivi,
Distale o prossimale, in cui sono presenti i fatti che segnano la biografia del soggetto.
In base a ciò non possono esistere risposte definitive per testimoniare le motivazioni per cui si è svolto il cammino formativo di un individuo.
Rappresentazioni
L’identità adulta è una categoria poco esplorata storicamente e psicologicamente.
Secondo un’ottica psicologica sussiste la necessità di identificare l’adulto con un comportamento socialmente desiderabile: l’autostima, la razionalità e l’autonomia sono immagini funzionali con cui si deve identificare l’adulto. L’educazione dell’apparire sussiste in base a come l’adulto vuole sembrare nella idealizzazione dei modelli sociali. L’età adulta è ambigua e si assegna una sorta di deontologia dell’apparenza e vive attraverso simboli che le vengono imposti. L’adulto nella società è imposto come immagine ideale da imitare e da sfidare.
Sussistono varie immagini di adulto che deter